Non sono solo un’immagine
A più di 50 anni la star americana è ancora in forma smagliante. Incontro e foto in esclusiva sul set per la campagna pubblicitaria della Lancaster di cui è la nuova musa
Raramente un film ha segnato così
tanto la sua epoca e la filmografia dei suoi due eroi.Nell'Aprile 86 Kim
Basinger e Mickey Rourke raggiungono la fama di sex symbol planetari incarnando
i due protagonisti di 9 settimane e mezzo, la torrida odissea di Adrian Lyne.
20 anni dopo Mickey Rourcke si occupa del suo chihuahua.
Kim Basinger, invece, nonostante una filmografia dove il miglior film - L.A.
Confidential, che le vale un Oscar- rasenti la mediocrità, resta una star.
Una star all'antica, con lunghi capelli biondi, un viso che sfida il tempo,
apparizioni contate e qualche mania segreta di cui solo le vere leggende hanno
il segreto.
Sul suo mestiere, sulla difficoltà di essere una mamma single e sul tempo che
passa, l'attrice fa prova, al contrario, di una rimarchevole lucidità.
Le sue (rare) interviste sono più saporite.
D: Vi è più facile posare per un fotografo oggi o nel bel mezzo degli anni '70 quando eravate una modella professionista?
R: è soprattutto più piacevole, più strano, più interessante. Occorre molto tempo per essere a proprio agio d’avanti un obiettivo. Io ero molto timida, per esempio. Quando ci si conosce meglio si hanno più cose da dare. Oggi non sono più solo un’immagine, non mi accontento di fissare l’obiettivo e di mettermi in posa, ma lascio che riprenda una parte di me stessa. Questo rende le foto più belle, e l’esperienza più fruttuosa.
D: Questo tipo di collaborazione rappresenta una ricreazione rispetto al vostro lavoro di attrice?
R: No, piuttosto il contrario! Sono una mamma single, dirigo la mia casa tutta da sola. Mi impegno ugualmente in numerose opere di beneficenza. Ogni set è per me come una vacanza. Non solo evado da me stessa perché mi immedesimo in qualcun’altra, ma non devo gestire il mio impiego del tempo: ho un contratto, lavoro 12 ore al giorno, ho un alloggio personale dove accendo candele e dove ballo sulla musica che mi piace. È molto disorientante.
D: cosa cambia dopo i 50 anni?
R: maturare: questo occupa una vita intera, non accade da un giorno all’altro. Se non ci si dimentica del bambino che è in noi, se ci si prende cura della donna sexy e bella che è in noi, non ci sono motivi per cui questo bambino e questa donna sexy spariscono.
Sono come tutti gli altri: alcune mattine detesto quello che vedo nello specchio. Altre mi sento bene nella mia pelle. Ci sono molto vantaggi ad invecchiare: si è più saggi, ci si guarda meno l’ombelico, si giudicano meno gli altri. E si impara a non ripetere gli stessi errori. Preferisco enormemente la mia vita di oggi rispetto a quella che avevo. Mi sento molto più libera.
D: I segreti per rimanere libera?
R: ridere, danzare, coltivare la propria personalità smettendo di credere che sia il centro del mondo. Mi dico continuamente: smetti di ascoltarti Kim.
D: Anche la vostra carriera d’attrice è particolare. Rimpiangete, a volte, il posto dominante che occupa 9 settimane e mezzo?
R: Mai. Come potrei? Devo tutto a questo film. Mi ha liberato sia come donna che come attrice. Quando ho accettato sapevo che dovevo lasciare andare le mie emozioni, i miei capelli, la mia sensualità. Ero spaventata ma sapevo che questo “viaggio” era necessario e mi ha fatto del bene. Anche sul piano della notorietà. Il mio ruolo di bond girl in Mai dire mai mi aveva fatto conoscere al grande pubblico. Ma con 9 settimane e mezzo è stato incredibile, completamente da pazzi ho girato il mondo intero grazie a questo film.
D: Sua figlia Ireland l’ha visto?
R: Non ancora… ma sento che arriverò presto e mi preoccupa molto! (risate). L’altro giorno è capitata mentre navigavo in internet su delle mie vecchie foto un po’ sexy, sicuramente un vecchio servizio fatto per Herb Ritts. Posavo affianco a un poliziotto. Me ne ha parlato per tutto il girono: “Mamma hai flirtato con un poliziotto!”.
D: Ritorniamo alla carriera. Ci sono dei rifiuti famosi, come quello di protagonista di Basic Instinct. Rimpianti?
R: Nessuno. Sono convita che alcuni ruoli sono destinati ad alcuni attori. Era destino di Sharon Stone di girare Basic Instinct e nessuno avrebbe potuto farlo meglio. E’ poi avevo già fatto 9 settimane e mezzo…
D: E’ vero che stava per dire no a L.A Confidential, il film di Curtis Hanson che le ha fatto vincere l’Oscar?
R: Sì. Ho detto no 4 volte. Avevo appena avuto mia figlia ed ero letteralmente innamorata di lei. Non uscivo più. Anche lasciare la sua stanza era una sofferenza. Ritenevo poco adatto quel periodo per girare i ruolo di una prostituta. È il mio agente che mi ha convinta a leggere la sceneggiatura. Ed è stato uno shock. Erano i migliori dialoghi che leggevo da molto tempo. In tutti i modi non avevo scelta: Curtis sapeva quali attori voleva e non c’era modo di dirgli di no. Prima di firmare il contratto i miei costumi erano già pronti.
D: Lei occupa un posto particolare in questo mestiere. Fugge la mondanità, gira poco. E a volte spettatrice e attrice dello stsr system…
R: Un po’ si. Non sono stata mai molto mondana. Se appartenere allo star system è apparire nelle foto dei giornali scandalistici, allora sono felice di esserne più lontana possibile. Più seriamente considero il cinema come una grande famiglia. I nuovi nati attirano tutta la grande attenzione, poi crescono, finiscono per lasciare i media, e un nuovo ciclo comincia. Ho conosciuto tutto ciò. Oggi la mia priorità è mia figlia. Ho scelto i miei film e i miei set in funzione ad ella. ho altre passioni oltre al cinema. E sono molto legata alla mia libertà.
D: A proposito di passioni, sembra che lei adori scrivere. Che titolo darebbe al romanzo della sua vita?
R: Oh! Mio Dio, che domanda difficile. Forse “It won’t get better and a baby wont help”. È il titolo di una canzone country che ho scritto tempo fa. Mi piace molto questo titolo e poi parla alle donne, non trova?
Non sono solo un’immagine
A più di 50 anni la star americana è ancora in forma smagliante. Incontro e foto in esclusiva sul set per la campagna pubblicitaria della Lancaster di cui è la nuova musa
Raramente un film ha segnato così tanto la sua epoca e la filmografia dei suoi due eroi.
Nell'Aprile 86 Kim Basinger e Mickey Rourke raggiungono la fama di sex symbol planetari incarnando i due protagonisti di 9 settimane e mezzo, la torrida odissea di Adrian Lyne.
20 anni dopo Mickey Rourcke si occupa del suo chihuahua.
Kim Basinger, invece, nonostante una filmografia dove il miglior film - L.A. Confidential, che le vale un Oscar- rasenti la mediocrità, resta una star.
Una star all'antica, con lunghi capelli biondi, un viso che sfida il tempo, apparizioni contate e qualche mania segreta di cui solo le vere leggende hanno il segreto.
Sul suo mestiere, sulla difficoltà di essere una mamma single e sul tempo che passa, l'attrice fa prova, al contrario, di una rimarchevole lucidità.
Le sue (rare) interviste sono più saporite.
D: Vi è più facile posare per un fotografo oggi o nel bel mezzo degli anni '70 quando eravate una modella professionista?
R: è soprattutto più piacevole, più strano, più interessante. Occorre molto tempo per essere a proprio agio d’avanti un obiettivo. Io ero molto timida, per esempio. Quando ci si conosce meglio si hanno più cose da dare. Oggi non sono più solo un’immagine, non mi accontento di fissare l’obiettivo e di mettermi in posa, ma lascio che riprenda una parte di me stessa.
Questo rende le foto più belle, e l’esperienza più fruttuosa.
D: Questo tipo di collaborazione rappresenta una ricreazione rispetto al vostro lavoro di attrice?
R: No, piuttosto il contrario! Sono una mamma single, dirigo la mia casa tutta da sola. Mi impegno ugualmente in numerose opere di beneficenza. Ogni set è per me come una vacanza. Non solo evado da me stessa perché mi immedesimo in qualcun’altra, ma non devo gestire il mio impiego del tempo: ho un contratto, lavoro 12 ore al giorno, ho un alloggio personale dove accendo candele e dove ballo sulla musica che mi piace. È molto disorientante.
D: cosa cambia dopo i 50 anni?
R: maturare: questo occupa una vita intera, non accade da un giorno all’altro. Se non ci si dimentica del bambino che è in noi, se ci si prende cura della donna sexy e bella che è in noi, non ci sono motivi per cui questo bambino e questa donna sexy spariscono.
Sono come tutti gli altri: alcune mattine detesto quello che vedo nello specchio. Altre mi sento bene nella mia pelle. Ci sono molto vantaggi ad invecchiare: si è più saggi, ci si guarda meno l’ombelico, si giudicano meno gli altri. E si impara a non ripetere gli stessi errori. Preferisco enormemente la mia vita di oggi rispetto a quella che avevo. Mi sento molto più libera.
D: I segreti per rimanere libera?
R: ridere, danzare, coltivare la propria personalità smettendo di credere che sia il centro del mondo. Mi dico continuamente: smetti di ascoltarti Kim.
D: Anche la vostra carriera d’attrice è particolare. Rimpiangete, a volte, il posto dominante che occupa 9 settimane e mezzo?
R: Mai. Come potrei? Devo tutto a questo film. Mi ha liberato sia come donna che come attrice. Quando ho accettato sapevo che dovevo lasciare andare le mie emozioni, i miei capelli, la mia sensualità. Ero spaventata ma sapevo che questo “viaggio” era necessario e mi ha fatto del bene. Anche sul piano della notorietà. Il mio ruolo di bond girl in Mai dire mai mi aveva fatto conoscere al grande pubblico. Ma con 9 settimane e mezzo è stato incredibile, completamente da pazzi ho girato il mondo intero grazie a questo film.
D: Sua figlia Ireland l’ha visto?
R: Non ancora… ma sento che arriverò presto e mi preoccupa molto! (risate). L’altro giorno è capitata mentre navigavo in internet su delle mie vecchie foto un po’ sexy, sicuramente un vecchio servizio fatto per Herb Ritts. Posavo affianco a un poliziotto. Me ne ha parlato per tutto il girono: “Mamma hai flirtato con un poliziotto!”.
D: Ritorniamo alla carriera. Ci sono dei rifiuti famosi, come quello di protagonista di Basic Instinct. Rimpianti?
R: Nessuno. Sono convita che alcuni ruoli sono destinati ad alcuni attori. Era destino di Sharon Stone di girare Basic Instinct e nessuno avrebbe potuto farlo meglio. E’ poi avevo già fatto 9 settimane e mezzo…
D: E’ vero che stava per dire no a L.A Confidential, il film di Curtis Hanson che le ha fatto vincere l’Oscar?
R: Sì. Ho detto no 4 volte. Avevo appena avuto mia figlia ed ero letteralmente innamorata di lei. Non uscivo più. Anche lasciare la sua stanza era una sofferenza. Ritenevo poco adatto quel periodo per girare i ruolo di una prostituta. È il mio agente che mi ha convinta a leggere la sceneggiatura. Ed è stato uno shock. Erano i migliori dialoghi che leggevo da molto tempo. In tutti i modi non avevo scelta: Curtis sapeva quali attori voleva e non c’era modo di dirgli di no. Prima di firmare il contratto i miei costumi erano già pronti.
D: Lei occupa un posto particolare in questo mestiere. Fugge la mondanità, gira poco. E a volte spettatrice e attrice dello stsr system…
R: Un po’ si. Non sono stata mai molto mondana. Se appartenere allo star system è apparire nelle foto dei giornali scandalistici, allora sono felice di esserne più lontana possibile. Più seriamente considero il cinema come una grande famiglia. I nuovi nati attirano tutta la grande attenzione, poi crescono, finiscono per lasciare i media, e un nuovo ciclo comincia. Ho conosciuto tutto ciò. Oggi la mia priorità è mia figlia. Ho scelto i miei film e i miei set in funzione ad ella. ho altre passioni oltre al cinema. E sono molto legata alla mia libertà.
D: A proposito di passioni, sembra che lei adori scrivere. Che titolo darebbe al romanzo della sua vita?
R: Oh! Mio Dio, che domanda difficile. Forse “It won’t get better and a baby wont help”. È il titolo di una canzone country che ho scritto tempo fa. Mi piace molto questo titolo e poi parla alle donne, non trova?