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Kim Basinger: «Il bisturi deturpa anche l'anima»
 
Da Elle di Novembre 2007
 

Lancaster l’ha scelta come testimonial di una nuova linea di bellezza. Il fotografo Gilles Bensimon l'ha voluta come mannequin del suo ultimo servizio di moda, pubblicato in queste pagine da Elle.it. Perché Kim Basinger, a 53 anni e mezzo, è più affascinante che mai. Merito di sua figlia, della passione per il lavoro, ma non solo.
È pensierosa nella suite del Four Season di Hollywood, i capelli biondi di sempre portati come una bandiera, un tubino nero, la figura minuta, allenata da un’ora di palestra ogni giorno: «Non mi spaventa avere 53 anni», dice. «Piuttosto, quando mi guardo intorno, come "ragazza" madre della mia amatissima Ireland, che ha 12 anni, troppe cose del mondo mi rendono malinconica. Le nostre figlie adolescenti vivono una realtà difficile. La fama momentanea sembra tutto per loro. Senza passione, senza obiettivi, sognano di passare da un tappeto rosso all’altro, sono affamate di attenzione mediatica. Mi chiedo se tutto ciò derivi dalla nostra società esasperatamente tecnologica che amplifica, consuma e brucia subito oggetti e persone».
Come assorta, nella suite dove tutto è lusso, Kim ritorna la ragazza del Sud, figlia di una famiglia di artisti non certo benestante: «È stato un privilegio diventare un’attrice, una diva, godere di tante cose che Hollywood ti dà, per sempre, non solo nei momenti d’oro».
Se ha fragilità segrete, le nasconde bene e continua a recitare solo nei film che le procurano “pensieri, vibrazioni, anche solo leggendo il copione”. Come The Door in the Floor, da John Irving: «È stato un viaggio come donna, moglie in crisi, madre. È quel che cerco nel cinema».

 Come si è difesa dall’altalena della popolarità, dai periodi d’ombra per l’insuccesso di certi film?

«Pensando che amo veramente recitare, non è un mestiere scelto per l’ambizione di apparire, di arrivare. L’Oscar per L.A. Confidential è stato una tappa importante. Non ho mai subìto, ho sempre scelto e pagato di conseguenza. Devo molto all’Europa in generale: se Hollywood mi ha dato la fama, il pubblico europeo ha sempre creduto in me come attrice».

Lei che è stata un simbolo del desiderio sessuale, come giudica l’esibizione del proprio corpo e del più intimo privato in tv e dovunque?

«Oggi si parla di “sexsualità”, ma io credo alla sensualità e a ciò che suggerisce e non certo a questa discutibile, spesso volgarizzata sexsualità che tutto invade. Il pubblico europeo ha sempre capito questo aspetto della mia femminilità. Ho sempre salvaguardato la mia anima. L’ho fatto anche durante il lungo divorzio e, quando mi sono sposata con Alec Baldwin, volevo che fosse per sempre, da romantica ragazza del Sud. Accettare la conclusione di un legame matrimoniale vissuto nella maturità, non nella prima giovinezza quando ancora non hai capito te stessa e i tuoi sogni, è ancora più duro».
Il corpo longilineo... Confessa: «Costa fatica tenerlo atletico, ma penso che sia un piacevole dovere per le donne, non solo un’ambizione legata alla propria immagine. La forma deve partire sempre da dentro. E se entri in questo tuo personal training, la chirurgia estetica ti appare davvero qualcosa contro natura. Qualcosa che ti deturpa anche l’anima. Sono sempre stata sportiva ma non giustifico mai l’ossessione della giovinezza. Ci sono le creme, ci sono tanti modi per curare il corpo e il viso senza affidarsi al bisturi. Se un vero amico ti telefona e ti lascia un messaggio, devi richiamare, avere il senso dei legami, dei valori. Lo stesso discorso vale per il tempo, che ti toglie forse qualcosa, ma ti dà tantissimo. Non puoi ingannarlo oltre misura. Prevenire è sempre meglio che barare».
Riappare il senso etico della ragazza del Sud, quella che mai ha voluto raccontare le cause della separazione, che non vuole commentare il carattere, a volte anche violento, dell’ex marito. Un uomo complesso, che ha sempre accarezzato ambizioni politiche, che è cresciuto in una famiglia più ricca, più “upper class” di quella di Kim.
China la testa bionda, con i capelli sempre folti («Li ho curati per anni con olio d’oliva, lasciandoli spesso asciugare naturalmente con i loro riccioli a serpentelli»). Dice: «È stato importante imparare a essere sino in fondo una mamma single. Nell’età di mezzo la mancanza di un vero compagno di vita può essere molto ardua. Perché è dopo i quaranta che le donne imparano a apprezzare un uomo per condividere l’educazione dei figli, l’intimità delle abitudini, il piacere di progettare viaggi e conquiste insieme. Prima, l’esigenza di libertà è un tassello del tuo cammino, dopo ti sembra un limite, uno sterile egoismo».
Qualcuna le ricorda una giovane Kim Basinger?

«Sì, Scarlett Johansson. La trovo molto bella, ritengo sia intelligente, viva e vera e la osservo con attenzione sin dai suoi primi film. È brava e non si espone mai del tutto. L’immaginazione va sempre salvaguardata come donna e come attrice. Se c’è una cosa che mi respinge della società di oggi è il fatto che “everything is out”. È vero, magari noi posavamo per Playboy (sempre con qualche velo e comunque senza nudi brutali del corpo e dell’anima), magari sbagliavamo, ma era una cosa diversa dal voler conquistare con gli scandali le copertine delle riviste, ogni settimana».
Un momento con sua figlia che mai scorderà?

«Ogni attimo di serenità insieme, quando mi dice con aria stupita: “Mamma, lo sai che la tua amata Joni Mitchell è anche una pittrice?”».
E cosa le ha risposto la mamma?

«Che nella vita si possono fare tante cose, ma bisogna crederci. Il verso di Joni che più le piace è in Roses Blue e dice: “Solo con una risata puoi vincere…”. È una frase bellissima. Vorrei ricordarla a tante persone travolte dall’ansia di trasformare tutto in business. E aggiungerei: “Solo una risata può restituirti a te stessa”».