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"Io prigioniera di un glamour"

LOS ANGELES - La leggenda di Hollywood innamorata delle bionde è vera? «Lo è ed è un forte condizionamento - dice Kim Basinger - Lo è stato per la mia generazione, per quella precedente e lo è più che mai per le giovani attrici anche se poi, spesso, le bionde conquistano Oscar imbruttendosi, come Charlize Theron, con protesi e parrucche». Cinquantenne (dal dicembre scorso), fascino immutato, la bionda Kim è impegnata a Hollywood nel lancio del film The door in the floor di Tod Williams, che la riporterà sugli schermi in coppia con Jeff Bridges, ma anche sul set di altre due pellicole, Cellular ed Elvis has left the building.

Dopo l’Oscar per L.A.Confidential, dopo un duro e litigioso divorzio da Alec Baldwin e l’apparizione con Eminem in 8 Mile , è di nuovo molto richiesta. E non ha tagliato le chiome di 9 settimane e 1/2.

Nel film, secondo una moda hollywoodiana alla Demi Moore, Mira Sorvino e Sharon Stone, lei, donna matura, vive un legame con un ragazzo che potrebbe esserle figlio...
«L’attrazione nasce da un dolore profondo, non dalla rivalsa di tante donne di oggi decise a restare giovani. Nella storia i miei figli muoiono in un incidente, io cado in una depressione profonda: cerco la giovinezza di mio figlio in questo legame».

Come altre attrici anche lei ha vissuto la prigionia della bionda glamour?
«La vivo ancora perché l’immagine che il cinema mi ha regalato ha condizionato anche la mia personalità. Essere bionde glamour può diventare un limite anche nei ruoli. L’immagine di donna bionda guida le scelte estetiche di tante ragazzine: cerco di controllare la cosa con mia figlia Ireland, che ha dieci anni, ma come modelli ha le cantanti di oggi, tutte bionde anche loro».

Il cinema continua a rilanciare le bionde mentre per gli attori il discorso è diverso...
«Ma quando esce Troy con Brad Pitt, le ragazzine e le signore fanno la fila, come facevamo noi per Redford. Non mi dispiace affatto avere 50 anni e penso che il cinema mi darà ruoli anche quando i capelli saranno bianchi e potrò essere me stessa sino in fondo. Il privilegio di diventare vecchi, significa che non si è morti giovani. Forse riuscirò a rifiutare la dorata prigione di un’immagine, che per Hollywood resta quella della Monroe».
 

G.Gs 6 Luglio 2004