Stralcio dell'intervista sul settimanale A di Febbraio 2010.

Cè sempre stato qualcosa di misterioso in Kim Basinger, Kim la perfetta bionda hollywoodiana che con Jessica Lange e Michelle Pfeiffer non trova eredi. Perché le giovani attrici possono essere brave, simpatiche, eclettiche, ma non hanno né le sfumature stilistiche né la forte presenza scenica dell’inquietante Lynn Bracken di L.A. Confidential. Una Kim Basinger da Oscar, appunto, era il 1998. Difficilissimo intervistarla: da molto tempo Kim, l’avventurosa, anticonformista cinquantasettenne ragazza del Sud americano, vive un’esistenza quanto mai appartata a Hollywood, e torna sotto i riflettori solo per il lancio di un film a cui tiene particolarmente o per una campagna beauty di cui è testimonial. 
 
 Tutti sanno che la sua scelta di riservatezza è dovuta alla custodia strenuamente difesa dell’unica figlia, 
Ireland, avuta da Alec Baldwin. Un matrimonio d’amore terminato con un dolorosissimo divorzio. Nata nel 1995, Ireland è alta come lei, ha quasi i suoi stessi colori, la pelle chiara, gli occhi azzurri, la massa di capelli ondulati che però sono castani, ed è la priorità assoluta di Kim. Dice, serissima: «Si impara di nuovo a sognare costruendo con i figli il loro futuro». La Basinger ha lottato per proteggere la figlia quindicenne da ogni gossip scatenato dall’irruente, e anche collerico, ex marito e padre, pronto ad accusarla in tribunale di essere una cattiva madre. 
 
 La incontro in una suite del Four Seasons di Los Angeles. La Basinger è seria, riservata, e parlando della sua vita di oggi, delle ragazze che bruciano il successo tra party e dipendenze, dice: «Non faccio vita mondana, ma amo il mio lavoro di attrice anche in piccoli, significativi ruoli. Non sono mai stata competitiva,non sono ossessionata da un’eterna e falsa giovinezza, con dolore osservo gli errori e le fragilità delle giovani attrici spremute da Hollywood, che non riescono a trovare un equilibrio». Potrebbero essere sue figlie. Ed è ferma, decisa quando afferma: «Diventare madre mi ha completata, Ireland resta la mia prima ragione di vita. Quando era piccola, non c’è stato giorno che io non l’accompagnassi tenendola per mano a scuola, a lezione di danza, ovunque per coltivare i suoi interessi: la musica, la letteratura, l’arte, gli animali. Ed è normale che oggi mi vengano offerti ruoli di mamma. Stavolta, il romanzo 
Charlie St. Cloud - Segui il tuo cuore di Ben Sherwood mi aveva appassionato, perciò ho accettato la parte della madre single di Zac Efron nel film (in questi giorni nelle sale, ndr)». 
 
 È appassionata nel dire: «Ho avuto molto dal cinema. Non ho mai voluto essere la copia della mia Elizabeth in 
9 settimane e mezzo, non ho mai esibito un certo erotismo cinematografico e continuo a pensare che, molto in anticipo sui tempi, quel film era e resta una storia d’amore modernissima». Del suo privato però la Basinger non parla. Non ha mai neppure commentato il libro del primo marito, Ron Britton (Kim Basinger - Longer Than Forever - The True Story of Our Strange Marriage), che poi è una dichiarazione d’amore in ogni pagina e anche di stima per quella ragazza che a New York faceva la modella e che Ron conobbe quando era un artista del make up, deciso a diventare anche un bravo fotografo. «È sempre stato difficile per me essere sotto esame da parte dell’opinione pubblica. Penso che le storie personali debbano restare private», dice, elegantissima in tubino nero. «Questa regola è sempre stata la base della mia vita, e penso di non aver tradito la ragazzina piena di sogni che ero. Sono cresciuta, non ho rimpianti, anche se negli ultimi anni avrei voluto interpretare alcuni film che, invece, sono stati offerti a grandi attrici come Meryl Streep, Helen Mirren, Glenn Close. Ho pagato anche i miei “no”, come quello per Boxing Helena. Ma non dimentico la lezione di mio padre, il mio primo insegnante di recitazione: “Non importa se un ruolo è piccolo o grande, la cosa fondamentale è che tu lo senta”. 
 
 Ma «la vera Kim Basinger sta bene a casa, con Ireland e tutti i nostri animali. Ogni tanto facciamo un viaggio, nella Francia del Nord, o in Italia, e allora torno a sentirmi una ragazza anche se ho impiegato anni e anni per diventare una vera attrice e per imparare a vivere. No, non guardo mai con rabbia al passato, e tantomeno con rimpianto ai miei trascorsi glamorous. La mia massima è “Time is a great healer”, il tempo è un grande guaritore».