");
//-->
C’è
sempre stato qualcosa di misterioso in Kim
Basinger,
Kim la perfetta bionda hollywoodiana che con Jessica Lange e Michelle Pfeiffer
non trova eredi. Perché le giovani attrici possono essere brave, simpatiche,
eclettiche, ma non hanno né le sfumature stilistiche né la forte presenza
scenica dell’inquietante Lynn Bracken di L.A.
Confidential.
Una Kim Basinger da Oscar, appunto, era il 1998. Difficilissimo intervistarla:
da molto tempo Kim, l’avventurosa, anticonformista cinquantasettenne ragazza del
Sud americano, vive un’esistenza quanto mai appartata a Hollywood, e torna sotto
i riflettori solo per il lancio di un film a cui tiene particolarmente o per una
campagna beauty di cui è testimonial.
Tutti sanno che la sua scelta di riservatezza è dovuta alla custodia
strenuamente difesa dell’unica figlia, Ireland,
avuta da Alec Baldwin. Un matrimonio d’amore terminato con un dolorosissimo
divorzio. Nata nel 1995, Ireland è alta come lei, ha quasi i suoi stessi colori,
la pelle chiara, gli occhi azzurri, la massa di capelli ondulati che però sono
castani, ed è la priorità assoluta di Kim. Dice, serissima: «Si impara di nuovo
a sognare costruendo con i figli il loro futuro». La Basinger ha lottato per
proteggere la figlia quindicenne da ogni gossip scatenato dall’irruente, e anche
collerico, ex marito e padre, pronto ad accusarla in tribunale di essere una
cattiva madre.
La incontro in una suite del Four Seasons di Los Angeles. La Basinger è seria,
riservata, e parlando della sua vita di oggi, delle ragazze che bruciano il
successo tra party e dipendenze, dice: «Non faccio vita mondana, ma amo il mio
lavoro di attrice anche in piccoli, significativi ruoli. Non sono mai stata
competitiva,non sono ossessionata da un’eterna e falsa giovinezza, con dolore
osservo gli errori e le fragilità delle giovani attrici spremute da Hollywood,
che non riescono a trovare un equilibrio». Potrebbero essere sue figlie. Ed è
ferma, decisa quando afferma: «Diventare madre mi ha completata, Ireland resta
la mia prima ragione di vita. Quando era piccola, non c’è stato giorno che io
non l’accompagnassi tenendola per mano a scuola, a lezione di danza, ovunque per
coltivare i suoi interessi: la musica, la letteratura, l’arte, gli animali. Ed è
normale che oggi mi vengano offerti ruoli di mamma. Stavolta, il romanzo Charlie
St. Cloud - Segui il tuo cuore di
Ben Sherwood mi aveva appassionato, perciò ho accettato la parte della madre
single di Zac Efron nel film (in questi giorni nelle sale, ndr)».
È appassionata nel dire: «Ho avuto molto dal cinema. Non ho mai voluto essere
la copia della mia Elizabeth in 9
settimane e mezzo,
non ho mai esibito un certo erotismo cinematografico e continuo a pensare che,
molto in anticipo sui tempi, quel film era e resta una storia d’amore
modernissima». Del suo privato però la Basinger non parla. Non ha mai neppure
commentato il libro del primo marito, Ron Britton (Kim
Basinger - Longer Than Forever - The True Story of Our Strange Marriage),
che poi è una dichiarazione d’amore in ogni pagina e anche di stima per quella
ragazza che a New York faceva la modella e che Ron conobbe quando era un artista
del make up, deciso a diventare anche un bravo fotografo. «È sempre stato
difficile per me essere sotto esame da parte dell’opinione pubblica. Penso
che le storie personali debbano restare private», dice, elegantissima in tubino
nero. «Questa regola è sempre stata la base della mia vita, e penso di non aver
tradito la ragazzina piena di sogni che ero. Sono cresciuta, non ho rimpianti,
anche se negli ultimi anni avrei voluto interpretare alcuni film che, invece,
sono stati offerti a grandi attrici come Meryl Streep, Helen Mirren, Glenn Close.
Ho pagato anche i miei “no”, come quello per Boxing
Helena.
Ma non dimentico la lezione di mio padre, il mio primo insegnante di
recitazione: “Non importa se un ruolo è piccolo o grande, la cosa fondamentale è
che tu lo senta”.
Ma «la vera Kim Basinger sta bene a casa, con Ireland e tutti i nostri animali.
Ogni tanto facciamo un viaggio, nella Francia del Nord, o in Italia, e allora
torno a sentirmi una ragazza anche se ho impiegato anni e anni per diventare una
vera attrice e per imparare a vivere. No, non guardo mai con rabbia al passato,
e tantomeno con rimpianto ai miei trascorsi glamorous. La mia massima è “Time is
a great healer”, il tempo è un grande guaritore».